Sul caso della Tari “gonfiata” arrivano i chiarimenti del Ministero. La circolare del 20 novembre spiega come si calcola la Tari “correttamente” secondo le indicazioni normative, come i contribuenti possono presentare il rimborso e come i Comuni possano correggere i propri regolamenti.
Il Mef precisa che “la quota fissa di ciascuna utenza domestica deve essere calcolata moltiplicando la superficie dell’alloggio sommata a quella delle relative pertinenze per la tariffa unitaria corrispondente al numero degli occupanti dell’utenza stessa, mentre la quota variabile è costituita da un valore assoluto, vale a dire da un importo rapportato al numero degli occupanti che non va moltiplicato per i metri quadrati dell’utenza e va sommato come tale alla parte fissa”.
Nella Circolare si spiega, facendo riferimento alle pertinenze dell’abitazione, che il calcolo corretto è computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell’utenza domestica.
“Un diverso modus operandi da parte dei comuni non troverebbe alcun supporto
normativo, – aggiunge il Mef – dal momento che condurrebbe a sommare tante volte la quota variabile quante sono le pertinenze, moltiplicando immotivatamente il numero degli occupanti dell’utenza domestica e facendo lievitare conseguentemente l’importo della TARI”.
Il Ministero invita quindi i contribuenti che hanno riscontrato un calcolo errato della parte variabile della Tari, a chiedere il rimborso dell’importo dal 2014 ad oggi, al Comune o al soggetto gestore del servizio rifiuti e precisa che l’istanza dovrà contenere:
- tutti i dati sul contribuente,
- l’importo versato
- l’importo da rimborsare,
- i dati della pertinenza che è stata calcolata erroneamente.
Il Mef infine invita i Comuni che hanno adottato disposizioni difformi rispetto ai criteri chiariti dalla Circolare, ad adeguare i propri regolamenti.
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